Il tema della partecipazione dei cittadini alle decisioni che incideranno sul loro territorio e sulla qualità della loro vita è sempre di grande attualità. È facile sentirne parlare, trovare articoli sull’argomento, noi stessi ne abbiamo già scritto. Più difficile è imbattersi in proposte su come favorire la partecipazione e metterla realmente in pratica. Ecco dunque un’idea concreta e di provata efficacia: il Bilancio Partecipativo.
Cos’è il Bilancio Partecipativo?
Il Bilancio Partecipativo è un’esperienza di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte politiche territoriali attraverso la condivisione di alcune voci di bilancio. Tramite la cogestione di alcune decisioni che andranno a incidere sul territorio, il Bilancio Partecipativo è un ponte tra le forme tradizionali di democrazia delegata e momenti di sperimentazione di democrazia diretta, per favorire un’effettiva apertura della macchina istituzionale alla partecipazione dei cittadini. Tra i suoi obiettivi, la crescita etica delle istituzioni, l’aumento del senso civico degli abitanti, la diffusione di un senso di solidarietà e la valorizzazione delle risorse umane (associazioni, comitati e organizzazioni) presenti sul territorio. E ancora: la rigenerazione di una fiducia dei cittadini nella politica, l’eliminazione degli sprechi e il miglioramento dell’efficienza gestionale del Comune. Le esperienze di Bilancio Partecipativo vanno moltiplicandosi, sia in contesto europeo che italiano: le troviamo a Vimercate, a Trezzo d’Adda, a Pieve Emanuele ed a Roma nel Municipio XI. MA COME FUNZIONA?
Oltre l’utopia: il caso Grottammare
I presupposti
Fino alla metà degli anni ’90, la città di Grottammare viene governata da amministrazioni che avallano uno sviluppo territoriale sovradimensionato e non armonioso. Inoltre, problemi all’interno della maggioranza portano alle dimissioni del Sindaco e al commissariamento del Comune. La svolta Avviene nel 1994, quando la lista civica Solidarietà e Partecipazione vince le elezioni amministrative. Essa è formata da persone provenienti dalla società civile, ma anche dai partiti tradizionali e da realtà associative del luogo. È un movimento radicato sul territorio che individua nella partecipazione popolare uno dei suoi capisaldi, e che dà il via al laboratorio partecipativo che esiste tuttora a Grottammare. Solidarietà e Partecipazione è stata confermata alle successive elezioni (1998 – 2003 – 2008). Ciò dimostra che mentre a livello nazionale la popolazione grottammarese è di centro-destra, a livello locale dà fiducia e consenso ad una lista visibilmente di sinistra, grazie al surplus qualitativo che essa offre alla città.
Come funziona: gli organi
Due sono i principali istituti del Bilancio Partecipativo. Le Assemblee di Quartiere sono occasioni in cui i singoli cittadini esprimono segnalazioni, discutono il bilancio, evidenziano i problemi e propongono soluzioni. Il tutto viene verbalizzato e portato in Giunta. Queste assemblee garantiscono una trasparenza che ostacola efficacemente eventuali processi corruttivi o collusivi tra interessi economici ed Amministrazione. I Comitati di Quartiere, invece, rappresentano la dimensione permanente del processo, organizzano e coordinano le assemblee e fungono da intermediari tra cittadini e istituzioni.
Come funziona: il processo
In una prima fase vengono raccolte tutte le richieste di intervento dei cittadini, che sono poi suddivise in: • Segnalazioni: interventi di piccole entità automaticamente riferiti agli uffici tecnici di competenza (vigilanza, manutenzione…) • Interventi di quartiere: opere relative ad una singola frazione, che richiedono di solito una spesa di media entità • Interventi cittadini: richieste che coinvolgono l’intera città, e comportano spesso macro-interventi strutturali. Nella seconda fase, il Sindaco relaziona riguardo le risposte date alle segnalazioni dell’Assemblea precedente. Momento fondamentale è però la votazione: con essa i cittadini sono chiamati a esprimere una preferenza sugli interventi di quartiere (il più richiesto sarà realizzato entro l’anno) e sugli interventi cittadini.
I risultati
IL BILANCIO PARTECIPATIVO È EFFICACE. Qualche dato: Il 90% degli interventi richiesti ha trovato un’effettiva realizzazione. Tra il 1995 e il 2002, le presenze turistiche sono aumentate dell’84%, la spesa sociale del 327%, quella per la culture del 64% e quella per la manutenzione urbana del 35%. Il tutto grazie al miglioramento dei servizi pubblici locali, alla razionalizzazione delle entrate tributarie, ad un aumento di ricavi (490%) delle farmacie comunali mantenute pubbliche. Nonostante la facile obiezione secondo la quale non ci sarebbero soldi nelle casse comunali, i dati dimostrano che il 73% delle richieste hanno un costo medio - basso (a volte anche nullo) e non rappresentano quindi un peso per il Comune. L’analisi di questa esperienza ha inoltre rivelato come, inizialmente, la maggior parte delle richieste provenissero soprattutto da due quartieri. Le due zone erano figlie di una pianificazione territoriale scriteriata e prive di qualsiasi politica sociale, culturale o spazi aggregativi. Grazie alla massiccia partecipazione assembleare e alla formazione spontanea di Comitati, questi quartieri sono oggi splendide realtà al pari delle altre più centrali.
Non solo bilancio
L’esperienza partecipativa di Grottammare non si ferma al bilancio. Meccanismi analoghi sono stati utilizzati per raggiungere un’approvazione condivisa e generalizzata del Piano Regolatore: assemblee per raccogliere proposte e illustrare ai cittadini l’evoluzione del progetto, coinvolgimento ancora più significativo dei Comitati di Quartiere. In più, è stato istituito un apposito Ufficio del Piano Regolatore Generale: un vero e proprio luogo fisico in cui i cittadini potessero prendere visione del progetto, comprenderlo a fondo grazie all’aiuto dei tecnici presenti ed esprimere opinioni e preferenze. La trasparenza del processo si è dimostrata garanzia essenziale per scongiurare dinamiche di collusione tra potere economico e politico, impedendo meccanismi del tipo “..dammi la possibilità di fabbricare e io ti aiuto alle elezioni..” Per finire, in occasione di un recente Accordo di Programma, la partecipazione popolare ha permesso di ottenere la riqualificazione di una zona verde, parcheggi pubblici, alloggi per i meno abbienti. Da un lato il Sindaco ha potuto e voluto attenersi alla volontà della cittadinanza; dall’altro, il privato non ha avuto la forza contrattuale di opporsi ad una legittimazione così forte e radicata.
E Segrate?
Il modello del Bilancio Partecipativo è per sua natura flessibile, e va adattato a ciascuna realtà secondo le esigenze specifiche. Per avere successo richiede tempo, prove, modifiche e buona volontà. Nulla vieta, però, di cominciare a trarre alcuni spunti dalle esperienze esistenti. Proviamoci:
- Comitati di Quartiere: a Segrate già esistono, ma non vengono ancora visti come importante risorsa ed interlocutore. Il loro radicamento, il loro stretto contatto con il territorio rappresentano oggi una potenzialità inespressa. L’esempio di Grottammare dimostra invece che è possibile e fruttuoso convogliare tutte le energie dei cittadini verso un progetto comune.
- Piano Generale del Territorio (PGT): questo documento, che ha lo scopo di definire l'assetto dell'intero territorio comunale, a Segrate non è ancora stato redatto. Potrebbe essere il terreno di prova per cominciare a sperimentare un vero processo partecipativo. E che non sia solo di facciata.
- Accordi di programma: impossibile non pensare al recente accordo relativo al Centro Polifunzionale, sul quale il referendum promesso è stato sostituito da un sondaggio telefonico. Senza entrare nel merito dei risultati e dei metodi, il punto è che un surrogato di consultazione popolare non fornisce certo la legittimazione e la forza contrattuale necessarie ad un Sindaco per prendere decisioni di tale portata e per difendere con efficacia gli interessi dei suoi cittadini, di fronte ad un privato che vanta un enorme potere economico.
E TU, COSA NE PENSI?
Silvia Carrieri per Segrate Nostra
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